Si dà il nome
generico di educazione all’imponente complesso di attività con le quali coloro
che hanno già raggiunto una certa maturità, gli adulti, cercano di rendere
possibile e favorire il medesimo conseguimento a coloro che sono ancora
relativamente immaturi, i giovani.
Nella nostra
società le principali agenzie deputate all’azione educativa sono la famiglia e
la scuola. Tanto i genitori quanto gli insegnanti e gli educatori in genere
hanno il dovere di occuparsi dello sviluppo dei figli e degli allievi per la
formazione di individui adulti integrati e attivi nel proprio contesto sociale.
La scuola deve
assicurare la crescita critica di personalità equilibrate e la famiglia, in un
certo senso “educata” a sua volta dalla società, possiede gli strumenti
educativi più potenti e determinanti, dato il contesto di interdipendenza
affettiva, emotiva e materiale da essa costituito. Purtroppo, però, come detto
anche in un altro intervento, è in crisi la capacità di una generazione di
adulti di educare i propri figli. A ciò si aggiunge la radicale modifica che ha
avuto l’habitat più naturale fin da bambini, costituito dalla famiglia, e
l’immensa spinta all’apprendimento virtuale impresso dalla tecnologia. Tra le
domande più significative da porsi, poi, c’è quella di come va sviluppata la
relazione educativa che sta alla base di tutto il processo formativo e quale
ruolo assume l’insegnante in questa opera di accompagnamento, non solo alla
conoscenza del mondo; per l’aspetto più propriamente educativo, inoltre, c’è
sicuramente da chiedersi come insegnare ai propri alunni a vivere su un pianeta
nel quale vi sono grandi contraddizioni e continui mutamenti. La scuola ha,
quindi, un compito che la caratterizza non solo come risorsa sociale
indispensabile per le esigenze della famiglia di oggi, ma anche una missione
culturale che incide notevolmente nell’orientare gli stessi genitori sulla
strada educativa da percorrere.
La relazione
educativa, quindi, rappresenta lo strumento attraverso il quale le intenzioni
educative diventano nel tempo risultati educativi. In effetti quando manca una
costruttiva relazione interpersonale tra adulti e ragazzi, l’impegno educativo
non produce effetti. Del resto i giovani si accorgono subito se gli input
educativi si poggiano su semplici enunciazioni o si basano su azioni
traducibili in esempi di vita, e ciò vale tanto per l’insegnante e l’educatore
quanto per i genitori che hanno come compito primario quello di educare i
propri figli e il dovere, pertanto, di esserne capaci.
Ecco perché,
anche dentro la scuola, è necessario riprendere il dibattito pedagogico su come
intendere oggi la relazione educativa e su quali valori poggiarla.