Un fatto è certo: quando ho iniziato ad esercitare la mia
professione di psicoterapeuta, occupandomi nel tempo sempre più di bambini, di adolescenti e delle loro
famiglie, non avrei mai pensato di affrontare problemi, disagi e psicopatologie
in rapidissimo cambiamento, quasi che dovessi aggiornare le mie mappe mentali
non ogni decennio, attraverso i consueti aggiornamenti scientifici, ma con
cadenza quasi semestrale, se non addirittura mensile. Un po’ come si fa ora per
i software. Ciò che facevo una volta, la diagnosi, la valutazione clinica e gli
interventi, risultano spesso oggi fuori luogo, inutili e, rivedendoli col senno
di poi, li vivo quasi con nostalgia professionale. Raro ormai incontrare
bambini ossessivi o fobici; la depressione, perlomeno quella caratterizzata da
ritiro e senso di tristezza, sembra quasi inesistente; di adolescenti con
esordi psicotici se ne vedono sempre meno e famiglie disfunzionali, con le
caratteristiche che mi hanno insegnato all’università o come recitano i “sacri”
testi, sono quasi in estinzione, o almeno così pare. Al mio studio accedono una
grande quantità di bambini disorganizzati che si muovono come trottole, che non
riescono neppure a rimanere seduti e a guardarti in faccia; adolescenti refrattari
che non hanno né timori né curiosità, che non sanno neppure perché si trovano
da uno psicologo né reputano necessario saperlo; genitori confusi che domandano
cosa abbia il proprio figlio senza mai aver pensato (fino a quel giorno) cosa
significhi essere padri o madri e cosa bisognerebbe fare per esserlo. Nel
tentativo di offrire un aiuto a queste famiglie e ai loro figli, vengo a
scoprire storie e trame così incredibili da superare ogni estrema fantasia: non
posso riportare queste storie; non le posso raccontare in quanto nessuno (dico
nessuno) mi crederebbe, ma so che molti miei colleghi sanno di cosa parlo.
Parlo di un’educazione sprofondata; di genitori che, per non far soffrire i
loro figli rosei e cicciottelli, non hanno mai pronunciato un “no”, non hanno
mai detto loro cosa è bene fare e cosa non fare, salvo avere amputato loro la
dimensione del tempo, facendoli collassare in un “presente infinito” da
“svoltare” a tutti i costi. Ecco dunque giungere a consultazione genitori
picchiati da figli di due anni e mezzo (sì, avete capito bene: due anni e
mezzo! Non ci credete, vero? Vi avevo avvisato, però); adolescenti senza alcun
desiderio e con un campo cognitivo ristrettissimo, a tal punto da non riuscire
a dare una semplice indicazione stradale (non si tratta di soggetti
insufficienti mentali, soltanto avulsi dalla realtà); ragazzini che di giorno
mettono a soqquadro le case, insultano gli adulti, ma che stranamente di notte,
da tremendi orchi e tiranni, si trasformano improvvisamente in teneri pulcini
smarriti, non in grado, per la paura, di dormire da soli (lo sapete che ho
conosciuto anche una famiglia che ha fatto costruire un lettone a quattro
piazze, per ospitare di notte i due piccoli orchetti? Lo so, non ci credete, ma
ho le prove…). Il buonismo ad ogni costo, il non dare regole perché altrimenti
i figli soffrono, il dare tutto ciò che vogliono per non farli sentire diversi,
sta mietendo vittime oltre ogni nostra immaginazione e sta rapidamente
cambiando non solo le caratteristiche della psicopatologia dell’età evolutiva,
ma anche l’esistenza quotidiana. Tutto questo infatti si traduce in un aumento
esponenziale di patologie connotate da dipendenza specialmente
nell’adolescenza. Malgrado il fenomeno sia massiccio e sotto gli occhi di
tutti, poco se ne parla: media e TV sono indaffarati a dare la caccia a trans […]
e a scontri politici tra goffi personaggi somiglianti sempre più a pupazzi da
rottamare, mentre gli opinion leader più invitati arrivano numerosi da quelle
“scuole di pensiero di alto profilo” come il Grande Fratello e company. La
crisi economica, la disoccupazione, il buco dell’ozono, l’energia rappresentano
sicuramente dei problemi enormi, ma diventano quasi irrilevanti di fronte a
quanto sta accadendo negli ultimi anni alle giovani generazioni e alle loro
famiglie. Si ripete sempre, e spesso ci si riempie la bocca, che i bambini sono
patrimonio dell’umanità (e non può essere diversamente, poiché rappresentano il
futuro del pianeta), ma è rarissimo che qualcuno, qualche istituzione, qualche
governo, qualche struttura sovranazionale ci indichi come salvaguardare questo
preziosissimo patrimonio. Eppure oggi sappiamo per certo […] quanto occorre
fare e quanto andrebbe evitato per crescere i figli forti, autonomi e sicuri.
Sarebbe necessario che le istituzioni, avvalendosi della ricerca scientifica e
dei più avanzati studi nell’ambito della psicologia dello sviluppo, iniziassero
a costruire interventi lungimiranti a favore dei bambini e degli adolescenti, a
cominciare dalla famiglia e dalla scuola. Non attraverso riforme e leggi
statiche che poco cambiano la sostanza, ma cercando di costruire insieme e
gradualmente una cultura pedagogica condivisa. Immagino scuole per genitori
permanenti accanto a quelle tradizionali degli alunni; trasmissioni televisive
intelligenti e mirate a stratificare culture.
(Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta)
(Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta)