Approfondire la conoscenza della lingua, ed in particolare
delle teorie e dei meccanismi ad essa relativi, non solo esclusività degli
"addetti ai lavori", è importante ed utile perché aiuta ad acquisire
maggiore consapevolezza dell'uso che se ne fa quotidianamente e dunque consente
di utilizzarla sicuramente meglio.
"Linguista sum: linguistici nihil a me alienum puto": così, parafrasando Terenzio, amava definirsi lo stesso Jakobson, noto linguista russo, ogni qualvolta voleva sintetizzare il suo personale approccio e modo di procedere nei confronti della teoria linguistica. In effetti non poteva scegliere espressione più appropriata, data la grande molteplicità e versatilità dei suoi interessi in materia: essi spaziavano da ogni minimo dettaglio della dottrina linguistica in particolare fino ad ogni problematica extralinguistica che con essa confinava. Anche per questo l'acuta presenza di Jakobson e la qualità del suo lavoro caratterizzano buona parte della linguistica contemporanea in un continuo confronto di idee ed in un'incessante capacità di rinnovamento. Difatti egli, nella sua lunga vita, ha potuto seguire tutto lo sviluppo della linguistica del Novecento, partecipandovi in posizioni di primo piano, anzi di avanguardia. Non a caso certe pagine delle sue opere diventano di autobiografia perché la sua esperienza finisce per identificarsi con quella della linguistica stessa: il fatto sostanziale é che la sua vita si conforma, quasi iconicamente, alla strutturazione dei suoi interessi. Frequentando i poeti, i teorici della letteratura ed i linguisti, egli realizzava nella sua persona d'individuo storico quella collaborazione e fusione di poetica, linguistica e filologia, che caratterizza il suo procedere e che fa eccezionalmente ricca la sua riflessione. Un autore di formidabili capacità di lavoro, le cui misure predilette sono quelle dell'ampio articolo o della conferenza, anche per l'esigenza di comunicazione e monitoraggio, che naturalmente, insieme a numerosi saggi, hanno dato origine a volumi; insomma egli preferiva la ricerca su singoli punti alla sistemazione generale. Questa scelta gli ha permesso di spaziare su tutti i territori della linguistica, della poetica, della semiotica, della storia letteraria e del folclore; questi, infatti, sono i settori dell'attività scientifica del linguista dalla giovinezza fino ai suoi ultimi anni, in una vastissima opera omogenea che si configura come un tutto indissolubile; pertanto la sua grandezza può essere meglio intesa e misurata solo sull'assieme della sua attività e produzione. Il tratto che caratterizza principalmente l'opera di Jakobson e costituisce la sua grandezza, oltre ovviamente agli autorevoli risultati conseguiti, è sostanzialmente l'abilità del suo autore nello stimolare il pensiero del lettore, mediante una ricerca intrepida condotta con un costante interesse scientifico.
La sua bibliografia comprende centinaia di titoli ed in essa trovano la sede adatta in special modo due movimenti culturali di particolare e significativo rilievo, il formalismo e lo strutturalismo; senza voler contare poi i punti di vista sulla struttura e le indagini tipologiche delle lingue, le nuove prospettive sulla critica della espressione artistica, l'enunciazione di leggi generali sulla natura del segno linguistico e della comunicazione; quindi la nota teoria sulle funzioni del linguaggio, in cui risulta evidente l'apporto prezioso delle intuizioni del linguista, ed altro ancora.
In ultima analisi Jakobson si appassionò ad un segmento del mondo oggettivo, come si suol dire, a trecentosessanta gradi: il linguaggio in senso lato, unica fonte possibile attraverso la quale si accede a tutto ciò che é specificamente umano (per cominciare, si consigliano del linguista, in particolare, questi testi in traduzione: Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966; Lo sviluppo della semiotica e altri saggi, Milano, Bompiani, 1978; La linguistica e le scienze dell'uomo. Sei lezioni sul suono e sul senso, Milano, Il Saggiatore, 1978; La forma fonica della lingua, Milano, Il Saggiatore, 1984; Poetica e Poesia. Questioni di teoria e analisi testuali, Torino, Einaudi, 1985).
"Linguista sum: linguistici nihil a me alienum puto": così, parafrasando Terenzio, amava definirsi lo stesso Jakobson, noto linguista russo, ogni qualvolta voleva sintetizzare il suo personale approccio e modo di procedere nei confronti della teoria linguistica. In effetti non poteva scegliere espressione più appropriata, data la grande molteplicità e versatilità dei suoi interessi in materia: essi spaziavano da ogni minimo dettaglio della dottrina linguistica in particolare fino ad ogni problematica extralinguistica che con essa confinava. Anche per questo l'acuta presenza di Jakobson e la qualità del suo lavoro caratterizzano buona parte della linguistica contemporanea in un continuo confronto di idee ed in un'incessante capacità di rinnovamento. Difatti egli, nella sua lunga vita, ha potuto seguire tutto lo sviluppo della linguistica del Novecento, partecipandovi in posizioni di primo piano, anzi di avanguardia. Non a caso certe pagine delle sue opere diventano di autobiografia perché la sua esperienza finisce per identificarsi con quella della linguistica stessa: il fatto sostanziale é che la sua vita si conforma, quasi iconicamente, alla strutturazione dei suoi interessi. Frequentando i poeti, i teorici della letteratura ed i linguisti, egli realizzava nella sua persona d'individuo storico quella collaborazione e fusione di poetica, linguistica e filologia, che caratterizza il suo procedere e che fa eccezionalmente ricca la sua riflessione. Un autore di formidabili capacità di lavoro, le cui misure predilette sono quelle dell'ampio articolo o della conferenza, anche per l'esigenza di comunicazione e monitoraggio, che naturalmente, insieme a numerosi saggi, hanno dato origine a volumi; insomma egli preferiva la ricerca su singoli punti alla sistemazione generale. Questa scelta gli ha permesso di spaziare su tutti i territori della linguistica, della poetica, della semiotica, della storia letteraria e del folclore; questi, infatti, sono i settori dell'attività scientifica del linguista dalla giovinezza fino ai suoi ultimi anni, in una vastissima opera omogenea che si configura come un tutto indissolubile; pertanto la sua grandezza può essere meglio intesa e misurata solo sull'assieme della sua attività e produzione. Il tratto che caratterizza principalmente l'opera di Jakobson e costituisce la sua grandezza, oltre ovviamente agli autorevoli risultati conseguiti, è sostanzialmente l'abilità del suo autore nello stimolare il pensiero del lettore, mediante una ricerca intrepida condotta con un costante interesse scientifico.
La sua bibliografia comprende centinaia di titoli ed in essa trovano la sede adatta in special modo due movimenti culturali di particolare e significativo rilievo, il formalismo e lo strutturalismo; senza voler contare poi i punti di vista sulla struttura e le indagini tipologiche delle lingue, le nuove prospettive sulla critica della espressione artistica, l'enunciazione di leggi generali sulla natura del segno linguistico e della comunicazione; quindi la nota teoria sulle funzioni del linguaggio, in cui risulta evidente l'apporto prezioso delle intuizioni del linguista, ed altro ancora.
In ultima analisi Jakobson si appassionò ad un segmento del mondo oggettivo, come si suol dire, a trecentosessanta gradi: il linguaggio in senso lato, unica fonte possibile attraverso la quale si accede a tutto ciò che é specificamente umano (per cominciare, si consigliano del linguista, in particolare, questi testi in traduzione: Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966; Lo sviluppo della semiotica e altri saggi, Milano, Bompiani, 1978; La linguistica e le scienze dell'uomo. Sei lezioni sul suono e sul senso, Milano, Il Saggiatore, 1978; La forma fonica della lingua, Milano, Il Saggiatore, 1984; Poetica e Poesia. Questioni di teoria e analisi testuali, Torino, Einaudi, 1985).