martedì 5 marzo 2013

L’identità della pedagogia oggi


          Oggi la pedagogia di sicuro non ha più come proprio unico oggetto il bambino, dal momento che, allo stato attuale, la pedagogia stessa si occupa dell'educazione e della formazione di tutti i soggetti durante l'intero arco della vita e nella relazione con determinati contesti e ambienti (lifelong learning e lifewide learning). 
Infatti l'istruzione è oggi più che mai uno strumento indispensabile per la costruzione di una realtà di pace e buoni rapporti tra le persone. In tutto questo le politiche per il Lifelong Learning, vale a dire l'educazione permanente lungo tutto l'arco della vita, giocano un ruolo fondamentale per consentire una formazione adeguata alle nuove e crescenti richieste della società e del mondo del lavoro. Il valore fondamentale del Lifelong Learning e le nuove frontiere dell'istruzione e della formazione sono testimoniati anche dall'evoluzione del concetto stesso di alfabetizzazione, da acquisizione delle competenze di base, leggere, scrivere, fare di conto, a insieme complesso di saperi che spazia tra varie discipline ed abbandona l'idea di un sapere dogmatizzato in favore di una 'forma mentis' più flessibile e critica. In effetti nella società in cui viviamo le nozioni apprese a scuola vengono troppo facilmente e troppo velocemente dimenticate; il mondo del lavoro invece richiede un alto livello di scolarizzazione, che poi va mantenuto. Per questo occorre creare una circolarità virtuosa tra apprendimento e lavoro.
Il Lifelong Learning non è un nuovo slogan della pedagogia, ma un concetto che ha cambiato l'idea stessa di pedagogia, facendo capire che essa non può limitarsi alla sola età della crescita ma deve snodarsi lungo tutto l'arco della vita. La sfida dell'uomo del futuro, dunque, è apprendere ad apprendere, mentre per la scuola si aprono nuove frontiere, in particolare quelle rappresentate dalle cosiddette neo-alfabetizzazioni: l'educazione ambientale, la bioetica, la multicultura e l'educazione alla pace.
Quindi la sfida attuale dell'educazione impone alla pedagogia di darsi un altro volto. Un volto interpretativo e critico, profetico anche, progettuale e non-sistemico, capace di attestarsi proprio sul carattere formale di essere sfida e di pensare il futuro piuttosto che il presente. La pedagogia attuale onora però questo suo compito solo in parte; in ogni caso il tempo del ripensare sul piano teorico l'educazione e di pensarla in termini critico­-radicali sembra quasi del tutto tramontato. 'Fare pedagogia' è, sempre di più, stare nella dimensione amministrativa: risolvere problemi sociali urgenti e legati al funzionamento del sistema, da ottimizzare e da regolare secondo la logica del calcolo. Poche voci si levano contro e oltre questa tendenza attuale del 'fare pedagogia' appunto.
Del resto la svolta epocale della globalizzazione e della civiltà planetaria ci impone di fissare nuove grandi mete che solo l'educazione ci permetterà di realizzare, poiché solo essa progetta e trasforma insieme, soprattutto essa pensa il futuro dall'uomo e per l'uomo.
E' per questo che una pedagogia concepita in tal modo deve contrassegnarsi prevalentemente partendo dalla progettazione e interpretazione del futuro. Deve leggerne i segni nel presente, deve decantarne le attese, deve organizzarne l'immagine, assegnando a quel futuro un'identità e una fattibilità: un'identità, appunto, organica, e una fattibilità strutturata in strategie, politiche sociali e individuali. L'aspetto di organicità di tale futuro deve emergere dall'analisi razionale dei bisogni e delle attese, in quanto la validità e l'efficacia di un tale progetto si misura proprio su questo scenario di costruzione di un tempo nuovo che tenga conto delle istanze più profonde, e più propriamente umane, che tale futuro già dal nostro presente mette in gioco. Quel futuro sarà e dovrà essere per l'uomo, per quell"umanità' che la pedagogia cura, tutela e 'coltiva' e che già nel presente appare come il principio e valore intorno al quale dovrà venire a costituirsi il mondo futuro.

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