martedì 13 novembre 2012

L’interessante fenomeno degli ipercorrettismi nella acquisizione del linguaggio verbale


Sicuramente molte sono le determinanti biologiche del linguaggio verbale che agiscono a vari livelli e, tra queste, può essere interessante proporre ipotesi che giustifichino un aspetto dell'apprendimento del linguaggio nel bambino piccolo e tentare di far luce su come venga appreso il corretto uso morfologico all'inizio di tale apprendimento. Per ciò si ipotizza e si sostiene che esso sia facilitato da capacità "logiche" prelinguistiche. Si può tentare di fornire un quadro di riferimento a quel particolare fenomeno che viene detto "ipercorrettismo". Curiosamente esso si rivela, in qualche modo, una precisa strategia involontaria messa in atto dal bambino, nel corso dell'apprendimento del linguaggio.
Nella lingua italiana l'ipercorrettismo porta a singolari errori, più di sovente nella coniugazione dei verbi. L'ipercorrettismo si presenta come un processo di costruzione attiva. C'é un adattamento nei confronti di nuove situazioni linguistiche, indipendentemente, in apparenza, da un comportamento che sia solo mnemonico-imitativo.
Succede che il bambino formuli egualmente in -ito il participio passato dei verbi irregolari, per cui aprire/aprito, coprire/coprito, o in -ato: scrivere/scrivato, leggere/leggiato. Se il bambino imparasse la lingua solo per imitazione, questo non avverrebbe perché sarebbe appresa e usata subito la forma corretta, irregolare. Invece la maggior parte dei bambini italiani commette questo tipo di errore, che poi non é altro che immaginare regolare, come dovrebbe essere, ciò che é in realtà irregolare. É il medesimo errore che commettono gli stranieri che apprendono la nostra lingua "per pratica". Il bambino, all'inizio apprende la forma irregolare corretta, poi la abbandona per passare ad una forma ipercorretta, ma errata, per ritornare infine alla forma irregolare, corretta. Questo può essere spiegato solo ammettendo che nella prima fase il bambino apprenda per imitazione. Nella seconda fase subentra una costruzione attiva, avente tanta forza da essere preferita alla corretta imitazione. Infine nella terza fase sopraggiunge la consapevolezza che la forma imitata, benché sentita come "scorretta", é però quella che si usa.
Se si osserva bene, con l'uso degli ipercorrettismi il bambino dimostra di stare applicando una regola precisa. In particolare dovremmo chiederci se questi principi di logica siano appresi contemporaneamente al linguaggio. Potrebbe anche darsi che essi non vengano appresi durante l'acquisizione del linguaggio, perché già presenti. La loro funzione, allora, come strumento per l'acquisizione dello stesso linguaggio, porterebbe a dedurre che essi facciano già parte del patrimonio intellettivo, prima dell'acquisizione del linguaggio verbale. Quindi tali principi preverbali sono appresi grazie alla comunicazione non-verbale che precede il linguaggio verbale, oppure sono indipendenti da qualsiasi tipo di comunicazione, essendo già presenti alla nascita come modalità di funzionamento di meccanismi neurofisiologici e sembra essere questa la spiegazione più adeguata e plausibile.
Per fare un esempio data una forma verbale in - IRE si passerà, probabilmente per richiamo mnemonico, alla forma [verbale] in - ITO, cioè si costruisce una regola generale che porterà alla convinzione, e quindi alla scelta, che tutti i verbi che finiscono in -IRE all'infinito, se necessario, finiscano anche in -ITO al participio passato. La regola che si costruisce sulla ripetizione, memorizzazione e conferma di ogni caso "regolare" udito serve a riprodurre il modello, vale a dire, a ricreare qualcosa uguale ad una precedente, a produrre identità.
In riferimento ancora una volta ai participi passati dei verbi aprire, coprire, le forme aprito e coprito sono errate solo perché, nella lingua italiana, questi due verbi hanno i participi passati in forma irregolare. Lo stesso vale per tutte le forme di ipercorrettismo.
Come si può arguire, un processo di questo tipo, che funziona tramite costruzione/percezione di identità, non opera di certo, a questa età, in ambito semantico. Quindi convince invece il fatto che simili identità possano trovare realizzazione solo partendo da attributi extrasemantici della parola. Questi sono da individuare, almeno nel bambino che impara a parlare, nelle caratteristiche fonetiche della parola stessa.
Il fenomeno degli ipercorrettismi può essere interpretato come la conseguenza di una serie di constatazioni di identità, fatte sul percetto dalla consapevolezza non razionale, con l'aiuto di una memoria, e costruita su una caratteristica distintiva non semantica della parola che deve essere identificata con il suono della parola stessa. Nell'età in cui il bambino presenta il fenomeno degli ipercorrettismi la mielinizzazione del SNC, che si completa nel terzo anno di vita, non si é ancora conclusa o lo é appena; la corticalizzazione é ben lungi dall'essersi stabilita e l'esperienza linguistica é in corso di formazione. Ne consegue pertanto che meccanismi più primitivi, di tipo extra-verbale, hanno più facilità a far sentire il loro peso, anche nell'acquisizione dello stesso linguaggio verbale.
Nell’acquisizione del linguaggio verbale, la terminazione delle parole ha particolare rilevanza percettiva. Studi di fonetica acustica confermano che le terminazioni delle parole attirano l'attenzione del bambino. Ciò sembra riflettere una tendenza precoce e generale da parte del bambino a porre attenzione alle terminazioni, per il significato. Questa é una specie di euristica generale, o principio operativo che il bambino usa al fine di organizzare e immagazzinare il linguaggio. Se si chiede ad un bambino di età prescolare di dire la prima parola, o tutte le parole che gli vengono in mente, data una parola-stimolo, nella stragrande maggioranza dei casi risponderà con parole che hanno un legame fonetico con lo stimolo o un legame di completamento. Nella genesi degli ipercorrettismi, la parola ipercorretta si forma appunto sulla scorta dell'azione di entrambi questi meccanismi "logici".
Esiste una forma di logica più primitiva, più grossolana, già presente fin dalla nascita e legata a meccanismi di funzionamento della struttura neuronale, tipica del pensiero pre-concettuale, che interviene nella genesi degli ipercorrettismi.
Lo studio degli ipercorrettismi che si verificano in corso di acquisizione del linguaggio infantile é di per se stesso tutt'altro che lo studio di una curiosità, bensì quello di un fenomeno privilegiato, di un "esperimento" naturale, in grado di fornire interessanti informazioni sulle modalità con cui avviene lo sviluppo del linguaggio e sulle strutture che lo sostengono.
L'ipotesi che gli ipercorrettismi siano dovuti all'azione normale di particolari meccanismi "logici" neurofisiologici, extralinguistici e prelinguistici direttamente inerenti a modalità di funzionamento della rete neuronale del S.N.C., e in grado di portare alla costruzione/percezione di identità per sovrapposizione spaziale neuronale del percetto (identità per similarità) e identità per contiguità neuronale spaziale o temporale del percetto, può spiegarne esaurientemente la genesi.

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