La credibilità è onestà, coerenza, fiducia e coinvolge
caratteristiche e qualità della persona, implica una sorta di rapporto, di
relazione che si instaura con chi si ha di fronte; la credibilità stessa
presuppone comunque una parte di rischio.
Ma quali sono le radici della credibilità? Intanto conoscenze
e competenze che identificano la figura di un esperto; poi valori di riferimento
comuni e dunque condivisibili; infine attaccamento e affettività che
rappresentano il tratto umano consistente proprio nel voler bene a qualcuno.
Facciamo una premessa sociologica: quello dell’insegnante è
un ruolo, un centro di aspettative nei confronti degli studenti, dei loro
genitori, dei colleghi, dei dirigenti e così via. Quindi la sua competenza si
esprime su quattro livelli:
-
l’insegnante è l’esperto in una disciplina, conosce
cioè bene la sua materia;
-
egli possiede la capacità di insegnare, vale a dire che
ha competenza didattica e metodologica che consente di condividere la
conoscenza di contenuti in maniera interessante e coinvolgente, il che implica
anche il possesso di competenze pedagogiche, psicologiche e sociologiche,
ragion per cui si può parlare di alta professionalità dell’insegnante stesso;
-
egli ha anche competenza comunicativa, intesa come
capacità di identificare il giusto ed adeguato stile di comunicazione da
utilizzare per ottenere efficacia comunicativa in base alle proprie finalità ed
al particolare contesto con cui si trova di volta in volta ad avere a che fare;
sono dunque importanti i destinatari della comunicazione quale elemento
fondamentale per l’efficacia della stessa comunicazione la quale si esplica
appunto nella capacità di assunzione dell’atteggiamento e del ruolo dell’altro
che si ha di fronte, spogliandosi del proprio egocentrismo ed evitando
l’autoreferenzialità, consapevoli del fatto che la comunicazione è in sé sempre
un rischio;
-
l’insegnante possiede anche competenza drammaturgica e
teatrale, nel senso che è sempre alla ribalta perchè il suo lavoro si svolge
quotidianamente sul ‘palcoscenico’ davanti agli studenti, è cioè sempre ‘attore’
sulla scena; per questo è necessario saper gestire ciò che va in scena ed è
richiesta appunto una presenza scenica per riuscire a comunicare efficacemente,
sapendo così come coinvolgere ed interessare chi guarda ed ascolta. Bisogna
essere in grado di controllare il setting operativo, trovando il giusto
equilibrio tra dinamismo, inteso come partecipazione emotiva dell’insegnante
nell’attività educativa e didattica, e immediatezza, ossia la capacità di
accorciare le distanze tra docente ed allievi. Risulta quindi essenziale
l’aspetto comunicativo unito a quello paralinguistico, rappresentato da scienze
come la cinesica e la prossemica.
Per quanto riguarda invece i valori da condividere nell’ambito
della propria professionalità, troviamo gli orientamenti normativi, i valori prettamente
professionali e quelli inerenti nello specifico il rapporto con i ragazzi. Nei
confronti della professione si può essere più o meno immedesimati, nel senso
che la professione stessa può rappresentare a vari livelli una realizzazione,
una vocazione. Si ha invece un approccio cinico quando la motivazione non è
intrinseca, ma appunto estrinseca. Naturalmente nella percezione
dell’interlocutore conta di più chi ci mette passione, per cui rivestono
particolare importanza in tale contesto l’aggiornamento professionale e
l’approfondimento. Altrettanto importante è la serietà in quanto
l’improvvisazione non paga anche perché è indice di scarsa considerazione di
chi si ha di fronte. Tra l’altro chi chiede serietà agli studenti deve innanzi
tutto essere sempre coerentemente ed onestamente serio di per sé stesso. Infatti l’esempio
risulta fondamentale perché si può chiedere precisione, puntualità e impegno,
solo se si è a propria volta precisi, puntuali ed impegnati; l’esempio è
inoltre determinante per soddisfare la
reciprocità delle aspettative.
In un tale contesto anche il concetto di giustizia risulta
essenziale, nel senso di operare senza parzialità, particolarismi e preferenze,
anche se chiaramente può non essere sempre semplice ed inequivocabile. La
giustizia così intesa sarà di tre tipi: distributiva, vale a dire ricevere il
giusto compenso per quello che si fa e produce; procedurale, cioè garantire a
tutti la stessa procedura di esecuzione delle azioni in classe;
interazionale-relazionale, che sta a significare non riservare maggiore
attenzione solo a determinati allievi a scapito dei restanti. La percezione
della giustizia da parte dei ragazzi rappresenta, per quanto detto, anche una
considerevole fetta della loro motivazione ad impegnarsi. La simpatia, quindi,
è senza dubbio una trappola perché può dar luogo alla manifestazione di
preferenze da evitare a prescindere.
Veniamo infine alla considerazione della dimensione
affettiva sia nei confronti del proprio lavoro sia degli studenti. Torniamo
intanto alla questione del metterci passione nello svolgere il proprio lavoro per
aggiungere che con ciò intendiamo il credere in quello che si fa ed essere adeguatamente
motivati a farlo. Passiamo poi a parlare nuovamente della credibilità per dire
che ne esistono tre varianti: c’è quella complementare, in cui due soggetti in
relazione tra loro non possono scambiarsi i ruoli; quella simmetrica, dove gli
stessi soggetti possono invece farlo; quella reciproca, in cui idealmente
assistiamo ad una complementarità che sa però ascoltare e presenta elementi di
simmetria uniti ad una maggiore funzionalità. L’insegnante è dunque davvero
credibile non solo perché è competente, appassionato, motivato e quant’altro
detto finora, ma soprattutto quando sa guardare ed ascoltare, interrogandosi
quotidianamente sulla presenza di ogni suo studente. Difatti l’esigenza
fondamentale di ciascun allievo è appunto che il proprio docente si accorga di
lui e lo tenga in giusta considerazione. Questa è, in ultima analisi, la grande
radice della credibilità.
Diciamo ancora poi che la competenza fa scattare il rispetto
da parte degli allievi, la serietà fa crescere la stima da parte loro,
l’umanità costituisce uno stimolo per l’immedesimazione.
Altra questione essenziale,
infine, è se sia o meno credibile un insegnante nella società attuale ed anche
in questo caso bisogna opportunamente distinguere. Nella fattispecie se
parliamo di credibilità DEL ruolo, va preso atto che il trend odierno tende a valutare
negativamente la figura dell’insegnante contrariamente al passato;
generalmente, infatti, i genitori appartenevano una volta ad un livello sociale
inferiore e manifestavano rispetto per l’insegnante. Dal punto di vista del
prestigio sociale, dunque, la situazione è totalmente cambiata ed a questo
indebolimento della figura e del ruolo dell’insegnante contribuiscono a vari livelli
anche il tipo di istituto e la disciplina insegnata. Se ci riferiamo, invece,
alla credibilità NEL ruolo, intendiamo con questa espressione il modo in cui
ogni insegnante interpreta il proprio ruolo; vale a dire, nello specifico, che,
nella dimensione e nel contesto in cui si viene a trovare, ciascun insegnante
si gioca le proprie carte ed è quindi direttamente responsabile della sua
credibilità.
Nessun commento:
Posta un commento