martedì 8 ottobre 2013
Saper insegnare implica anche saper comunicare
Saper tenere una lezione significa anche agire sapendo come comunicare e gestire quello specifico tipo di comunicazione e non solo nel senso di spiegare e/o chiarire; in effetti la lezione è anche un atto comunicativo per diverse ragioni. In primo luogo essa presuppone un lavoro di mediazione didattica volto a creare le condizioni ideali nel corso del processo di apprendimento degli studenti. Il docente-comunicatore deve infatti impegnarsi e puntare con convinzione e determinazione a facilitare l'incontro fra contributi culturali di una comunità civile ed alunni con specifici bisogni formativi e problematiche ad essi profondamente inerenti. Nella scuola media, ad esempio, quest'ultime sono costituite dal primo impatto dei ragazzi con il critico e delicato periodo adolescenziale, sia pure nella sua fase iniziale. Dunque per saper comunicare mentre si fa lezione risultano fondamentali anche la progettazione e realizzazione del curricolo insieme alla predisposizione di un ambiente adeguato, efficace e funzionale ai processi di acquisizione cognitiva degli allievi. Inoltre una particolare disposizione dei banchi, uno specifico approccio verso il gruppo classe, l'utilizzo di strumenti multimediali per la presentazione dei contenuti disciplinari, al fine di incontrare i differenti stili sensoriali e di apprendimento di ciascun discente, rappresentano sicuramente esempi di interventi che contengono una valenza ed un'intenzionalità anche e soprattutto comunicative.
Elemento forte di comunicazione in una lezione è anche il livello di interattività che in essa viene favorito, togliendo spazio e tempo alla monodirezionalità della comunicazione del docente e coinvolgendo invece direttamente gli allievi tramite domande e frequenti lavori di gruppo. La lezione implica poi una dimensione comunicativa anche dal più classico punto di vista, vale a dire quello del linguaggio utilizzato dall'insegnante, nel senso che il linguaggio in questione possa risultare sufficientemente chiaro ed argomentato ad allievi con diverse competenze, intelligenze e background culturali mediante la scelta del lessico usato, la giusta gradualità espositiva ed il livello di ridondanza nel discorso.
Un altro aspetto della comunicazione nell'approccio didattico riguarda invece la dimensione interpersonale ed affettivo-relazionale dei soggetti coinvolti. Mentre spiega, il docente non comunica ai ragazzi solo informazioni e concetti, ma anche la sua idea delle persone che ha di fronte, il suo punto di vista sul suo stesso ruolo e sul ruolo che attribuisce alla scuola, le sue emozioni, il suo eventuale disappunto e finanche la sua motivazione a svolgere quel determinato lavoro in quel preciso momento e con quale grado di passione. Il tono della voce, le accentazioni nel discorso, la postura, la gesticolazione, la prossemica, la direzione dello sguardo sono potenti strumenti di comunicazione; ulteriori elementi di comunicazione sono, sempre a livello relazionale, la capacità di empatia e decodificazione dei segnali non verbali provenienti anche involontariamente dagli studenti con il raccordo dei saperi veicolati alla loro esperienza concreta attraverso esempi e rimandi ai loro precipui contesti di vita. Questa attenzione al loro vissuto piace particolarmente ai ragazzi perché la interpretano positivamente come un prendersi cura delle loro esigenze e come apertura della scuola alla vita reale.
Quindi il docente, per quanto detto, è anche eminentemente e senza ombra di dubbio un professionista della comunicazione, volta quest'ultima ai fini più nobili dell'educazione, formazione ed istruzione dei propri allievi.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento